Istantanee dal Festival d’Avignon/1 (di manifesti, visibilità e sottrazione)

6 luglio 2013 § Lascia un commento

L’invasione dei manifesti per l’Off è molto buffa: vedere centinaia di persone con i carrelli della spesa pieni di cartelloni e le scale sottobraccio, cercare come rabdomanti un pezzetto di muro libero, un palo non ancora completamente conquistato. Qualcuno indossa abiti particolari, di scena o forse no, forse per dare più risalto ai propri manifesti, guadagnare un potenziale spettatore in più. Sembra una festa collettiva, i cartelli si incrociano, le persone si salutano, le scale magari cozzano l’una contro l’altra.

Ma forse ognuno in fondo sa che lo spazio occupato dall’altro è uno spazio sottratto a lui. Ormai non ha nemmeno più senso parlare di visibilità. Pochissime sono le immagini che riescono a smarcarsi dal troppo rumore visivo e conquistare l’attenzione. Davanti alla finestra di casa, in cima a un tubo già bello pieno, hanno appena attaccato un cartello con l’immagine della mano di uno scheletro che tiene una mela rossa. Non particolarmente originale, ma almeno lo spazio vuoto lasciato dalla scena attira lo sguardo.

Per quanto sia uno spettacolo divertente e colorato, artistico esso stesso (prima ancora di essere in scena: anche perché bisognerebbe valutare la qualità dell’offerta), rimanda ancora alla mente la necessità di sottrazione a cui dovremmo prestare ascolto in questi tempi. Per paradosso, ma forse nemmeno più di tanto, viene da pensare che il manifesto che più si nota potrebbe essere davvero quello che non c’è. O, almeno, quello che mette in scena la sottrazione: un foglio bianco o nero o in altra tinta monocromatica. Un invito a fermarsi per guardare, per capire. Sarebbe già un gesto teatrale, in grado di chiamare in causa lo spettatore. Ma continuiamo a perderci tra colori e parole, senza notare nulla.

Dove sono?

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